Per strada il caldo era tremendo, e per di più c'era afa, ressa, calcina, legna, mattoni, polvere e quel tanfo tipico dell'estate, così noto a ogni pietroburghese che non abbia la possibilità di affitare un villino fuori città, e tutto questo insieme scosse sgradevolmente i nervi già provati del giovane.
Poi il tanfo insopportabile delle bettole, particolarmente numerose in quella zona della città, e gli ubriachi che incontrava a ogni momento malgrado il giorno feriale, completarono l'atmosfera ripugnante e desolante del quadro.
Per un attimo il senso dello schifo balenò sui lineamenti fini del giovanotto.
Il quale, a proposito, era d'aspetto notevolmente bello, splendidi occhi neri, biondo scuro, di statura superiore alla media, magro e slanciato.
Ma presto cadde come in una profonda pensosità, per dir meglio una sorta di deliquio, e procedette senza più notare quel che gli stava attorno, anzi senza proprio volerlo notare. [...]
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